Provincia della Corona di Aragona (s. XIII - 1836)
Juan José Vallejo Penedo, OSA

La provincia della Corona di Aragona, nasce dalla provincia di Spagna alla fine del secolo XIII, prima del 1295 poiché già figura negli Atti del capitolo generale celebrato a Sine in questo anno. Questo non toglie che alcuni dei conventi che la formavano erano stati fondati incluso prima della cosiddetta Grande Unione del 1256. Geograficamente si estendeva nei territori dipendenti dal Regno di Aragona, cioè, Aragón, Cataluña e Valencia ed ebbe una grande vitalità durante i secoli XIV e XV. Nell’epoca medievale si distinsero Bernardo Oliver (+ 1348), teologo cattedratico nella università di Valencia, provinciale e vescovo di Huesca(1336), di Barcellona (1345) e di Tortosa (1346); e Jaime Pérez di Valencia (ca. 1408-1490), cattedratico nell’università di Valencia, provinciale, nominato vescovo titolare di Cristopoli nel 1468, governò effettivamente le diocesi di Valencia e Cartagena, il cui vescovo era il cardinale Rodrigo Borja, il futuro Alessandro VI.

Nel 1518 aveva 27 conventi, si distinsero quelli di Zaragoza, Lérida, Barcellona e Valencia e nel 1541 aveva 25 comunità anche se avevano introdotto nella provincia germi di decadenza che costrinsero il pap Pio V ad inviare come riformatori, su richiesta di Filippo II, i religiosi castellani Fr. Rodrigo de Solís e Fr. Jerónimo Román. La riforma, non esente di tensioni, giunse a buon fine e la provincia sperimentò le sue conseguenze in una spettacolare crescita che arrivò ad avere 38 comunità nel 1604 e 55 a metà del secolo XVII con più di 600 religiosi affiliati. La provincia era divisa in tre parti: Aragón, Cataluña e Valencia , che facevano a turno nel governo della stessa, ampliandosi posteriormente una quarta parte a Mallorca. Le frequenti tensioni tra Francia e Spagna, fecero sì che la provincia consegnasse i suoi conventi al territorio francese, così il convento di Perpignan fu ceduto alla provincia di Narbona e quello di Bayona alla provincia di Tolosa. In questo periodo emerge la figura di Miguel Bartolomé Salón (ca. 1539-1621), cattedratico all’università di Valencia, provinciale e biografo di S. Tommaso da Villanova.

Nella seconda metà del secolo XVII l’osservanza iniziò di nuovo a decadere, così che la provincia venne visitata dal priore generale Paolo Luchini (1655-1661) che presiedette il capitolo provinciale del 1660 e emise 43 decreti di riforma che servirono da guida alla provincia durante molto tempo. Causò anche problemi nella vita della provincia la “guerra di successione” all’inizio del secolo XVIII e la presenza degli invasori inglesi a Menarca, ma ciò non impedì l’apporto degli agostiniani alla cultura dell’epoca, specialmente nel principato di Cataluña.

Durante buona parte dei secoli XVII e XVIII si distinsero come centri di studi provinciali i collegi di San Gugliemo a Barcellona e di S. Tommaso a Zaragoza, i grandi conventi di Barcellona, Valencia y Zaragoza, i tre con il nome di S. Agostino e i tre dotati di splendide biblioteche, che occuparono un posto preminente durante tutta la storia della provincia aragonese. Tra i religiosi di questa epoca devono essere citati gli storici e teologi José Massot (+ 1711); Juan Facundo Raulín (1694-1757), cattedratico all’università di Zaragoza, provinciale e definitore generale; e Agustín Eura (1684-1763), dottore in Teologia, vescovo di Orense, membro della Reale Accademia di Barcellona e, sicuramente, il più famoso poeta in catalano del secolo XVIII.

Durante i primi anni del secolo XIX devono esseri tenuti presenti le figure di Jorge Rey, vicario generale per le province spagnole prima e dopo priore generale dell’Ordine per nomina diretta del papa Pio VII del 20 ottobre del 1800, sebbene, poichè mai si era trasferito a Roma, non giunse ad essere effettivamente priore generale. Apparteneva anche alla provincia aragonese P. Venancio Villalonga, nominato priore generale da Pio VIII il 1° dicembre del 1829 e che esercitò la carica fino alla sua morte il 12 settembre del 1834.

Con gli eventi politici che distrussero la Spagna durante i primi decenni del secolo XIX, la provincia aragonese soffrì notevoli perdite. Nel 1808 aveva 905 religiosi che erano calati a 649 nel 1828. La cosiddetta “soppressione di Mendizábal” del 1836 mise fine all’esistenza della provincia che, in questo momento, aveva 47 conventi e 572 religiosi, dei quali 325 sacerdoti, 101 professi, 12 novizi e 134 fratelli laici.