Congregazione di Lecceto (1387-1782)
Juan José Vallejo Penedo, OSA

Ebbe la sua origine nel convento di San Salvatore di Lecceto, appartenente alla provincia di Siena, nel 1387, quando il priore generale Bartolomeo di Venezia, prese la comunità sotto la sua diretta giurisdizione. Nella seconda metà del secolo XV, la congregazione aveva nove comunità, tra queste quella fiorentina di San Gallo, San Gimignano e S. Antonio dal Lago Ambrosiano. Il suo primo superiore fu Fr. Nicola da Ceretanis (+ 1396). Tra i suoi membri in questa prima epoca, si distinsero i padri Anselmo da Montefalco, priore generale dal 1486 al 1495 e Mariano da Genazzano, anche lui priore generale dal 1497 al 1498.

Nel 1518 la congregazione aveva 110 membri in otto conventi. Nel 1522 venne accettato il convento di San Martino di Siena che, poco dopo, divenne la sede del vicario generale. L’attività dei religiosi della congregazione si sviluppava in compiti pastorali nelle chiese e parrocchie, cappellanie di monache e anche, eventualmente, in missioni in Palestina, dove tra il 1524 e il 1526 furono martirizzati dai turchi alcuni religiosi, tra di essi Fr. Giuseppe da San Gimignano. Si distinsero tra questi i padri Basilio Monaldi e Felice da Prato, quest’ultimo giudeo convertito ed esperto scritturista che prestò il suo servizio anche come procuratore della congregazione presso la curia romana, dove morì, quasi centenario, il 5 dicembre del 1558. nel secolo XVII si distinse lo scienziato Atanasio Marcucci, l’agiografo Bernardo Monaldi e il P. Ambrogio Landucci, vicario della congregazione, che fu nominato priore del convento di S. Agostino di Roma, residenza dei priori generali e, posteriormente, sacrista pontificio.

La congregazione non perse nessuno dei suoi tredici conventi durante la riforma innocenziana del 1652, grazie all’appoggio del sacrista pontificio e membro della congregazione Ambrogio Landucci. Durante il secolo XVIII, mantenne molto il suo carattere eremitico, ed ebbe buone relazioni con la curia generale ed era un modello d’obbedienza, senza dubbio il regalismo imperante fece sì che la congregazione fosse soppressa dall’arciduca di Toscana nel 1782 e sia i suoi conventi che i suoi frati furono incorporati dalla provincia di Siena.