Provincia Romana (s. XIII - 1996)
Juan José Vallejo Penedo, OSA

Si tratta di una delle province che iniziarono la loro vita con la nascita dell’Ordine, pertanto, tra il 1244 e il 1256. Anche se tutte le province italiane erano sottomesse molto strettamente alla giurisdizione diretta dei priori generali, la provincia Romana, più che nessun’altra, visse la presenza vicina degli stessi, perché, praticamente, gioì in ogni momento di un alto livello di osservanza, però con poca possibilità di manovra. Negli Atti del capitolo provinciale del 1294, si indica che contava 24 conventi. La sua vicinanza alla curia generale faceva sì che in essa si seguissero alla lettera i mandati della stessa e nella curia si considerava che, in qualche modo, la provincia Romana doveva essere l’esempio nel quale dovevano specchiarsi il resto delle province dell’Ordine.

La sua economia che aveva un buco nella prima metà del secolo XVI, fu risanata grazie alle disposizioni emanate dal priore generale Cristoforo da Padova (1551-1569) nel 1554. Se nel 1537 la provincia aveva 22 conventi e 110 religiosi, nel 1645 aveva già 41 conventi e 220 frati. La dedizione principale della provincia, oltre a coloro che si dedicavano allo studio, fu l’attività apostolica. Si distinse il P. Guillermo da Bagnoregio, studioso di lingua ebraica.

Il grande convento di S. Agostino di Roma, anche se era la residenza della curia generale, apparteneva alla provincia Romana e in esso si trovava la Biblioteca Angelica, il cui direttore era nominato dal priore generale poiché veniva considerata come la sua biblioteca privata. Nel 1652 la provincia aveva 27 conventi e circa 180 religiosi, dei quali 110 erano sacerdoti e 60 fratelli laici. Per il governo di questa provincia, era divisa in due parti: “Patrimonio e “Patrimonio” e “Campagna”. La soppressione innocenziana chiuse 17 conventi.

Napoleone decretò la soppressione di conventi esistenti negli Stati Pontifici il 1° maggio del 1810. In alcuni conventi si permise che risiedessero alcuni religiosi che dovevano occuparsi della pastorale delle chiese. Questo fu il caso del convento generalizio di S. Agostino, dove rimasero pochi agostiniani che, a parte il servizio pastorale, custodivano la biblioteca Angelica, anche se non poterono salvare l’archivio generalizio che fu trasferito a Parigi nel 1810. L’invasione d’Italia e degli Stati Pontifici da parte delle truppe francesi diede un duro colpo alla provincia Romana. Se nel 1805 aveva 30 conventi e 170 religiosi, nel 1818, una volta restaurata dopo la soppressione del 1810, rimanevano 80 religiosi, molti di essi provenivano da altre province, come il caso del Beato Stefano Bellesini, e solo 16 conventi, oltre il convento generalizio di Santa Maria del Popolo.

Con il processo di unificazione italiana la vita religiosa in generale e l’Ordine di S. Agostino in particolare, soffrì un’altra ondata di soppressioni che colpirono le province quando avanzavano le truppe di Vittorio Manuele II. Nel caso della Provincia Romana, il prezzo fu maggiore, poiché la soppressione decretò il 18 giugno del 1873, quasi tre anni dopo la caduta di Roma in potere dei Savoia (20 settembre 1870). Con questa soppressione si perse il convento generalizio di S. Agostino, lasciando ai religiosi una minima parte dello stesso e la storica chiesa. La curia generale si stabilì allora nel convento di Santa Maria in Posterla che essendo degli agostiniani irlandesi, era sotto la protezione del governo britannico. In quanto alla provincia romana, la vita riprese con una certa normalità negli anni seguenti e si celebrò il capitolo provinciale nel 1883.

Il secolo XX non fu facile per le province italiane. Bisogna tener presente le tese relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Regno d’Italia, il fascismo e le due guerre mondiali. Alla fine della seconda guerra mondiale, la provincia Romana aveva undici conventi e 87 religiosi, di questi 50 sacerdoti , 20 professi e 17 fratelli laici. Nel 1994 la provincia aveva otto comunità: il convento romano di Santa Maria del Popolo, che era la sede del priore provinciale, il santuario di Nostra Signora del Buon Consiglio a Genazzano e i conventi di Carpineto Romano, Latina, Ostia Antica, Riano Flaminio e Santa Prisca a Roma e il numero dei religiosi scese a 49.

Nel capitolo generale celebrato a Roma nel 1995, venne prese la decisione di creare la provincia d’Italia, unificando le sette province esistenti, tra queste anche l’antica provincia Romana.