Congregazione di San Giovanni a Carbonara (s. XV - 1947)
Juan José Vallejo Penedo, OSA

Fu istituita da Fra Simone da Cremona alla fine del secolo XIV o agli inizi del secolo XV. La casa madre fu il convento napoletano di San Giovanni a Carbonara, dove risiedeva abitualmente, il vicario della congregazione. Alla fine del secolo XV aveva 12 comunità. Nella congregazione prese l’abito e realizzò i suoi studi il soldato spagnolo Fr. Juan Exarch che, anni dopo, fondò la provincia di Sardegna. Appartenne alla congregazione il cardinale Girolamo Seripando (+ 1563), priore generale dell’Ordine dal 1539 al 1551, che prese l’abito nel convento di San Giovanni a Carbonara nel 1507 ed ebbe come maestro lo spagnolo Fr. Antonio de Padilla. Seripando fu vicario generale della congregazione tra il 1523 e il 1538.

Durante la soppressione innocenziana del 1652, la congregazione perse 11 conventi e nel 1655 morirono a causa dell’epidemia della peste 50 religiosi. Durante la seconda parte del secolo XVII si fece una riforma profonda della congregazione, grazie ai decreti emanati nel 1685 da parte del priore generale P. Fulgenzio Travalloni (1685-1693), che prima era stato vicario generale della congregazione e allo sforzo del P. Giannicola Chiesa (+ 1782), famoso autore di opere spirituali tra le quali si distinse “Il religioso in solitudine”, manuale per realizzare gli esercizi spirituali che si mantenne nell’Ordine fino al XX secolo. I due conventi che divennero il motore del rinnovamento, furono quelli di San Giovanni di Napoli e quello della Zecca. All’interno della osservanza recuperata, la congregazione di Carbonara, si dedicò allo studio e alle attività pastorali di tutto l’Ordine, si occupavano del recupero delle prostitute nei centri fondati per questo, orfanotrofi, e nel campo dell’educazione fondarono un centro, il collegio di Nobili, che ebbe una grande fama all’epoca.

Nella seconda metà del secolo XVIII, fiorì nella congregazione la devozione a Nostra Signora degli Afflitti e a San Giuseppe, che fu nominato patrono della congregazione. Una attività molto particolare fu quella sviluppatasi nella congregazione per iniziativa dei padri Paolo Israele da Alepo e Nicolantonio Schiaffinati. Poiché al porto di Napoli arrivano spesso schiavi che venivano dalla Siria ed Egitto, la congregazione fondò un collegio orientale denominato collegio degli Schiavi, dove questi ricevevano istruzione catechetica. Il collegio fu situato prima nel convento di San Giovanni e nel 1770 fu trasferito a Caserta, cambiato in istituto sotto la direzione dei “Carbonari”.

Gli eserciti francesi occuparono il Regno di Napoli nel 1806. Fu nominato Re il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, che decretò soppressioni parziali della vita religiosa. Trasferito il Re Giuseppe come monarca di Spagna, Napoleone nominò Gioacchino Murat, uno dei suoi generali, nuovo sovrano di Napoli che il 7 agosto del 1809, decretò la soppressione totale della vita religiosa nel territorio napoletano e la congregazione di San Giovanni a Carbonara, che in questo momento aveva 12 conventi, fu soppress.

Dopo la guerra di Napoleone, venne iniziata la restaurazione. Non fu possibile recuperare il convento di San Giovanni di Napoli, però nel 1819 fu ricevuto quello di San Carlo in Mortelle, che era appartenuto ai Barnabiti e vi fu nominato priore il P. Michele Quaranta. Nel 1827 venne prese la casa della Maddalenella che era appartenuta alle monache domenicane e più tardi altre due case: nel 1837 quella di Sinopoli in Calabria e nel 1838 venne restaurata formalmente la congregazione e fu designato vicario generale il P. Quaranta.

Soppressa nuovamente nel 1861, durante il processo di unificazione italiana, la vita tornò ad essere normale negli anni seguenti e la congregazione celebrò il suo primo capitolo nel 1883. La congregazione continuò la sua esistenza, però senza poter recuperare il suo antico splendore date le difficili condizioni che viveva l’Italia durante la prima metà del secolo XX, per questo, nel 1947, il priore generale, P. Giuseppe A. Hickey (1946-1953), prese la decisione di unire quelle che rimaneva della congregazione, 4 conventi e 26 religiosi, alla provincia di Napoli, firmando il decreto il 22 settembre del 1947.